Gaswagen, i camion della morte

I gaswagen, traducibile come camion del gas,
erano un particolare tipo di autocarro che fu utilizzato dai Nazisti come
strumento di esecuzione che anticipò le camere a gas per lo sterminio di un
grande numero di Ebrei durante la Seconda Guerra Mondiale. Furono utilizzati
per la prima volta dai sovietici durante le Grandi purghe (una vasta
repressione avvenuta nell’Unione Sovietica nella seconda metà degli anni Trenta,
voluta da Stalin dopo l’omicidio di un importante dirigente del partito). La
tecnica di morte fu sperimentata dal direttore della milizia russa Isay Berg
nel 1936 per soffocare gruppi di prigionieri con fumi provenienti dal motore di
un camioncino apparentemente adibito al trasporto di pane, come alternativa
alla fucilazione.
Il funzionamento dei gaswagen nella Germania nazista era abbastanza semplice perché assolveva ad un preciso compito: eliminare velocemente i prigionieri. Una volta che il carico umano da eliminare trovava posto sull’autocarro, lo stesso era sigillato internamente ed il cassone, dove veniva fatto confluire il gas di scarico del motore, funzionava da camera a gas, uccidendo le persone alloggiate al suo interno grazie all’azione del monossido di carbonio. Il camion presentava un pavimento in assi di legno come le future docce a gas, pareti laterali di color bianco e la porta stagna per non permettere ai gas iniettati di uscire.
La morte dei prigionieri avveniva in circa 15 minuti. Per il guidatore, lo stress psicologico era elevatissimo: le urla degli agonizzanti e lo spettacolo dei cadaveri estratti dal cassone (dai 60 ai 130 a seconda dei modelli) erano pesantissimi da sopportare. Gli sterminatori delle SS successivamente dovevano rimuovere i cadaveri, spesso sporchi di urina e feci, e gettarli in fosse comuni. I camion erano prodotti da imprese tedesche, Diamond ed Opel, o svizzere, Saurer.
L’ufficiale nazista maggiormente implicato nello sviluppo di questi mezzi di distruzione di massa fu Walter Rauff, stretto collaboratore di Himmler, responsabile della morte di circa 100.000 persone, per la maggior parte Ebrei e disabili. Particolarmente dettagliato il testo di una lettera a lui indirizzata da parte della SS Just in cui si richiedevano alcune modifiche tecniche “dettate dalla pratica e dall’ esperienza” da apportare ai Gaswagen dopo aver “trattato già 96.000 pezzi senza incidenti degni di nota”: diminuzione dello spazio di carico per velocizzare il tempo di funzionamento della diffusione del monossido di carbonio, il potenziamento dell’impianto di illuminazione interna (al sopraggiungere del buio le persone si agitavano e tentavano di impedire la chiusura degli sportelli) e l’apertura di un foro di svuotamento nel pianale per la dispersione dei rifiuti durante il movimento.
Risulta complesso stimare il numero delle vittime: alcuni studiosi attestano sui 700.000 le persone uccise tramite questo sistema attivo in Polonia, Ucraina, Bielorussia e Serbia.
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